Abbiamo parlato di diverse fasi della filiera di produzione dell’olio di oliva, dalla raccolta alla macinatura a freddo delle olive, sino alla conservazione; esiste tuttavia un altro step cruciale, che se effettuato in modo errato può compromettere tutto il lavoro fatto sino a quel momento: è il processo che porta il prezioso oro verde sulle nostre tavole, il trasporto dell’olio d’oliva.
L’importanza del trasporto (e della conservazione) dell’olio d’oliva nella filiera
L’olio d’oliva è un alimento tanto prezioso quanto delicato: soprattutto quando parliamo di olio extravergine di oliva di qualità superiore, come per esempio il nostro olio extravergine d’oliva cultivar Taggiasca, è davvero molto semplice perdere parte delle incredibili caratteristiche organolettiche per un momento di disattenzione o incuria nei momenti successivi alla spremitura. Parliamo in particolare delle fasi di imbottigliamento, conservazione e trasporto: l’olio può essere stato prodotto con tutte le attenzioni del caso, ma se viene conservato e trasportato in modo non adeguato, la qualità sarà destinata a un terribile declino, e sulla nostra tavola arriverà un prodotto poco pregiato.
Per limitare al massimo il deterioramento dell’olio di oliva bisogna tenere conto dei nemici delle sue caratteristiche: le delicate proprietà organolettiche dell’oro verde sono molto sensibili alla luce e al calore, quindi sarà bene per prima cosa utilizzare recipienti adatti. In genere, dopo il processo di spremitura e filtraggio, l’olio viene immagazzinato dentro speciali contenitori in acciaio chiamati fusti, che rispettano tutte le normative del caso. I fusti hanno i due vantaggi di essere impermeabili a umidità, luce e ossigeno e atermici, oltre a non trasmettere alcun sapore all’alimento. L’olio viene conservato in questi fusti a lungo, per poi essere imbottigliato per il trasporto finale.
Come viene trasportato l’olio di oliva
È proprio durante il trasporto verso l’utente finale che l’alimento rischia di più: ormai in bottiglia, spesso di vetro e quindi fragile, l’olio viene imballato per resistere a viaggi che possono durare dalle poche ore a settimane o mesi, a seconda della distanza percorsa e del mezzo di trasporto. Nel migliore dei casi è imbottigliato in recipienti scuri, che lo proteggono dalla luce, e viene trasportato d’inverno, quando non vi sarà il pericolo delle alte temperature e del sole a picco, ma purtroppo non sempre è così.
Spesso il trasporto dell’olio avviene via camion: il problema di questo mezzo è l’imprevedibilità del livello di calore durante il viaggio, dato che può accadere che il camion rimanga in coda sotto il sole a temperature davvero molto elevate, e l’olio ne risenta. Ancora peggio è la situazione quando il trasporto avviene via nave, perché l’olio viene caricato in container posti sul ponte dell’imbarcazione, sotto il sole e in balia delle intemperie di mari e oceani, a volte per settimane o addirittura mesi.
Una soluzione recente al problema del trasporto
Sarà quindi chiaro come a volte, soprattutto se abitiamo in zone lontane dal suo produttore, l’olio che consumiamo sulla nostra tavola non sia davvero quello di qualità pregiata che pensiamo di aver acquistato. Esistono tuttavia delle soluzioni a questo problema: innanzi tutto, il consiglio è quello di acquistare il più possibile a km zero o comunque prodotti locali e nazionali; inoltre, secondo studi recenti, un metodo per conservare più a lungo l’olio d’oliva è quello della crioconservazione: mantenuto fresco, l’olio conserverà maggiormente i polifenoli e così anche le sue caratteristiche organolettiche. L’utilizzo di camion e mezzi refrigerati potrebbe dunque essere una soluzione al deterioramento e alla perdita di qualità a cui si va incontro durante il trasporto dell’olio.